domenica 15 maggio 2011

"When there's no more room in HELL the dead will walk on the HEART.."

...e due!
non dovevate fidarvi. Si capiva che dopo Fulci (primo forse per campanilismo o perchè bisogna rispettare i morti...fin quando non risorgono, sia chiaro) era il turno di papò Romero...
Che nel '78 ha rivoluzionato il cinema, creando, dopo Dracula, Frankenstein e l'uomo lupo un mostro moderno: lo zombi. 
Perchè gli zombi siamo noi. E noi siamo loro...
Difficile vincere la guerra quando chi uccidi si rialza per uccidere di nuovo...

Dawn of the dead (1978)

 Un uomo gioca a tennis contro un muro. Siamo sul tetto in cemento di una struttura; lo testimoniano i numerosi lucernari. L'uomo ha lo sguardo concentrato, ma allo stesso tempo spento. L'uomo ha perso da poco un amico. Gli ha sparato in testa.
Finisce il gioco. L'uomo si avvicina ad un ripiano, prende la giacchetta della tuta da ginnastica e, distrattamente, fa scivolare un tubo con delle palline da tennis. Una di queste rimbalza, cade, rimbalza...Un cadavere bruciato irrompe nella scena; "gente" ammassata davanti le entrate della struttura cerca di entrare. I movimenti sono lenti, sembrano in trance. Non sono vivi. Ma si muovono ed emettono suoni, lamenti...
Parto da qui, una sequenza qualunque del film "Dawn of the dead", degna continuazione di quella "notte dei morti viventi" del 1968. Stesso regista. Stesso tema. George A. Romero ha fatto resuscitare ancora una volta i morti. I suoi zombies, ora, pensano alla grande: vogliono il mondo intero.
La storia: Uno strano fenomeno, ritenuto erroneamente un'epidemia, fa sì che il cervello dei morti si riattivi, costringendo i redivivi defunti a cibarsi di carne umana. Fresca. Fatevi due conti e capirete che non è il cibo che manca a questi disgraziati ritornanti. Il mondo è impreparato all'evento: troppe ipotesi, fantasiose congetture, idee sommarie, voci discordanti, guardia nazionale ed esercito che cominciano a farsi strada a suon di revolverate e mitragliate varie: come è loro uso e costume... Qualcuno capisce che è tutto finito...tutto finito. "Quando i morti camminano sulla terra, bisogna smettere di uccidere, altrimenti si perde la guerra". Ci ha visto bene il prete portoricano, barcollante sulla sua unica gamba, che ammonisce i due SWAT, Roger e Peter (il Ken Foree, televangelizzatore nel discreto remake di D.O.T.D. 'Dawn Of The Dead', anno 2004) con la profetica frase. Ma è il gatto che si morde la coda: se non vuoi essere ucciso devi a sua volta uccidere. E se uccidi, vedi di farlo bene. Un colpo, preciso, alla testa. L'unico modo per abbattere questa "nuova specie".
Da qui i problemi etici. Spareresti in testa a tuo padre, a un tuo caro? La prevedibile velocità di espansione del fenomeno è dannatamente scontata...
"every dead body that is not exterminated becomes one of them, it gets up and kills, the people it kills get up and kill. They kill for one reason, they eat their victims..."
Peter e Roger fuggono. Steven, pilota di un elicottero per il controllo del traffico e Francine (giornalista dell'emittente televisiva che sminuzza le ultime notizie ai pochi che seguono ancora i confusi notiziari) li attendono sul tetto di un palazzo. Signori, si parte. Il mezzo si solleva nell'aria e trascina in senso ascendente le ultime luci accese di un palazzo sullo sfondo. La città, metaforicamente, si sta spegnendo.
Benzina poca, prima sosta per il rifornimento, prima prova del fuoco per Steven. Primi scontri, nervosismo nel gruppo. Stiamo lontani dalle altre città; è pericoloso. Molto più sicuro il tetto di un grande magazzino. Atterriamo. La diffidente coppia Francine- Steven usa il metro della paura e, vedendo l'enorme parcheggio invaso dai morti viventi, suggerisce di fuggire. I lungimiranti poliziotti invece, dopo una rapida ricognizione sul tetto della struttura, capiscono, dando un'occhiata attraverso i lucernari che quel posto "può essere una miniera d'oro".
Le difficoltà non mancano. Gli zombi se lo tengono caro "quel posto". Bisogna agire di velocità, d'astuzia. I vivi hanno lo svantaggio che pensano. I morti hanno il vantaggio opposto.
Il gruppetto ce la fa. Prende possesso del regno ma Roger, durante le fasi di "conquista", viene morso più volte da un morto.
Peter sa che all'amico rimangono solo tre giorni. L' "infezione" non perdona. La Morte galleggia sulla saliva degli zombi come una laida star hollywoodiana sulla piscina invasa da foglie marce. La Morte scivola lentamente all'interno del corpo del malcapitato Roger. Che muore. E ritorna.
Alla televisione dicono che "bisogna mantenere la calma" proprio mentre un colpo di pistola, sparato dal Peter, stronca la testa all'amico. L'etica, qui, è morta uffcialmente. i personaggi rimasti, vivono il resto dei giorni nella totale assenza; sguardi penosamente persi nel vuoto, pancione di Francine (la vita, il simbolo di essa, dorme tranquilla e ignara, ben difesa dalle robuste pareti dell'utero femminile), solitarie partite a tennis di Peter.
Poi, l'imprevisto. Gli sciacalli . Che non mancano mai. L'ipermercato fa gola a tutti e i teppisti (fra i quali, il truccatore del film, Tom Savini), armati di tanta buona volonta, di asce, spade, machete e mitra invadono il "regno". Peter è lucido, sa di essere solo in questa battaglia. Decide che è meglio far sbrigare la faccenda agli zombi. Steven, deus ex machina in negativo, decide che il suo reame va difeso. A tutti i costi.
Ci rimettera la pelle. Ferito da alcuni "barbari invasori" nel tetto della cabina dell'ascensore dove si era rifugiato, finirà mezzo sbranato dagli zombi. Tornato in vita, condurrà l'armata dei ritornanti nel rifugio dell'amata Francine e di Peter.
Sequenza finale, Peter stronca la testa con un fucile di precisione allo zombi-Steven e invita Francine a fuggire. Lui, vuole rimanere.
All'ultimo istante, la Vita, dalla pelle nera, spara due colpi di doppietta Derringer alla testa della Morte. La Vita sale verso il tetto si fa strada fra le ultime falangi di putrescente umanità e s'aggrappa alla salvezza.
E' l'epilogo che piace al pubblico. Quello che apre le porte e scoperchia le tombe per i successivi "Day of the Dead" a l'atteso fine-capitolo "Land of the dead"

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