domenica 15 maggio 2011

"Ora affronterai il mare delle tenebre e ciò che in esso è inesplorabile..."

Anche se il posto si doveva intitolare "Butto giù la maschera". 
Nel senso che, se fino ad adesso, vì è sembrato di sentire (e vedere) solo amenità sparse, prese da qui e là ecco che spunta lui. Il mio amato Lucio Fulci. E tutto il cinema che gli appartiene: dal nostrano demenziale Franco e Ciccio ai più pericolosi Zombi, mostri e fantasmi.
Ecco.
Che fossi appassionato d'horror...no, questo l'ho già detto. Ma quello che segue no.

L'Aldilà di Lucio Fulci (1981)


 
S'è detto molto, tanto, bene e male di questo film di Fulci. Lo stesso regista ammette che non è uno dei suoi film migliori e la critica più "infezionata" lo considera (forse a ragione, ad esser onesti) privo di una vera e propria sceneggiatura (curata dallo stesso Fulci, da Giorgio Mariuzzo e l'immancabile Dardano Sacchetti, che scrive pure il soggetto).

S'è detto tanto.
Ma "L'Aldilà" di Fulci è e rimane, il fiore all'occhiello del cinema horror italiano targato anni '80.
C'è la ghost story, c'è il gore estremo, c'è la casa maledetta, c'è la vendetta del presunto stregone, con il pallino della pittura. E c'è lo sguardo, il vero protagonista della pellicola. Lo sguardo che sottintende certo terrore, certo orrore che di lì a poco sta per esplodere.


La storia:Lousiana. L'ex fotomodella Liza Merrill (Catriona MAc Coll)eredita un albergo. Consigliata dall'amico architetto Martin Avery(ci credereste? E' Michele Mirabella!), decide di ristrutturare la malandata magione. La casa, scoprirà Mirabella (che finirà con il volto sbranato da affamate tarantole) è costruita su una delle sette porte dell'inferno. Proprio quelle. Doveva saperlo il pittore Zweich, trucidato sessant'anni prima dagli abitanti del luogo, pacifici contadini che lo massacrano a suon di colpi di catena e poi lo inchiodano a una delle pareti del cantinato. L'imputato, decide il tribunale popolare, è sospettato di stregoneria. Nella stanza 36 dell'hotel "Sette Porte" (guarda caso!), il nostro, dipingeva il suo personalissimo e desolato Aldilà. Prima di morire, manco a dirlo, il puntuale anatema arriva alle orecchie dei garbati e comprensivi villici. Magari non proprio amanti della pittura...
I fatti strani, puntualmente, cominciano a succedersi sessant'anni dopo. Le morti orribili dell'idraulico (sarà lui la prima vittima dello Zombie-Zweich) e della donna di servizio (con figlio demente a seguito) ci sono tutte; le allucinazioni di Liza che vede lo Zweich inchiodato al muro c'è pure. E il lezzo mefitico di qualcosa che di lì a poco sta per accadere, infesta-infetta tutta la pellicola. Liza-Catriona viene ovviamente messa in guardia dal "so-che-è successo-so-cosa-succederà" di turno, nella persona di Sarah Keller (Cinzia Monreale). Questa, irrompe nei fotogrammi piazzandosi misticamente al centro di una desertica strada, mettendo a dura prova sia i freni della macchina della Mac Coll che i suoi nervi. Sarah Keller è cieca, ma certi affari, presenti e futuri li vede benissimo. Sarà che Sarah (e quel che sarà sarà...) è un fantasma e i fantasmi di queste cose, generalmente se ne intendono...
'eroe di turno, (John MacCabe, al secolo David Warbeck), medico condotto del luogo, sarà il compagno di sventura di Liza. Conosceranno, come recita la voce alla fine del film "il mare delle tenebre e ciò che in esso è inesplorabile..."
Immancabile "zombata" finale (con lo Zombi-Zweick, incazzatissimo, visto che ci siamo con le zeta, a dirigere l'orchestra dei simpatici ritornanti) nell'ospedale dove i malcapitati Liza e John avevano trovato rifugio.
I due scendono nel cantinato dello "zombocomio" e si ritrovano, inspiegabilmente nel piano interrato dell'hotel "Sette Porte". Il viaggio finisce qui. Signori e signore, l'Aldilà.
Diciamolo pure: non capita tutti i giorni di aprire una delle sette porte dell'inferno. Risultati garantiti.

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